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martes, 27 de abril de 2010

Si puó fare


La novità è che sto lavorando. Davvero, voglio dire.
Sto facendo lavoro di campo.
Sto facendo interviste. INTERVISTE! col registratore!! coll'interprete!!!

E mi sto addirittura divertendo. Come cambiano le cose... sono commossa...


Ps: la foto qui sopra ritrae la mamma di un mio informante mentre saluta Velimir "Bata" Zivojinović, ovvero Valter in persona


martes, 23 de febrero de 2010

Io amo cercare titoli

Idee venute fuori stamattina per un articolo da presentare a un congresso:


- Šta ima? what's new in Sarajevan cityscape

-
Sarajevo through the eye of the anthropological sniper

- Forgetting the war: which war?

- Rakija and the city: a theoretical justification of why I am there and how I am getting paid for it

-
Theoretical and practical approaches to state-funded binge drinking: the Fu-Fu theory

-
From ruins to plexiglass: how to destroy a beautiful city

- Once were warriors, now they're illegal builders

- From kalashnikovs to concrete: a balcanic apocalypsis

-
Reflections on Sarajevo: local understandings of the use of mirrored glass

- Can't get enough: bosnians & plexiglass (a love story)

-
Screw you hippies: how Sarajevo is planning its own future and trying to get rid of all those parassites

-
Gas Gas: where is Sarajevo going?


(quotes from Sir Dani Oliver & Dra Boop)




martes, 1 de septiembre de 2009

Lettera aperta

a Claudia Tosi, regista del documentario "Mostar United", che ha chiuso il XVº Sarajevo Film Festival.



Ciao Claudia,

mi permetto di mandarti un messaggio qui perché avrei un paio di osservazioni da farti sul tuo documentario "Mostar United". Innazitutto mi presento, mi chiamo Caterina, sono antropologa ed attualmente vivo a Sarajevo, dove ho avuto modo di assistere alla proiezione durante il festival del cinema un paio di settimane fa. Premetto anche che dette osservazioni non te le ho fatte durante il dibattito in sala perché non mi piace parlare in pubblico, e comunque ci dovevo pensare un po' su.

Partiamo dal presupposto quindi che il tuo film fa pensare, il che credo che di per sé sia giá un bel traguardo. Ora, il film mi é piaciuto sia dal punto di vista tecnico, sia per la delicatezza con cui hai seguito i protagonisti, il risultato é sicuramente accattivante. Un buon lavoro, quindi; ma. Ovviamente ci sono dei ma, e mi son sentita di scriverti per comunicarteli, perché io vorrei che lo facessero con me. Feedback, beneamato.

Allora, il problema fondamentale é che mi é mancato mezzo film. Mezza Mostar non c'é, la parte croata voglio dire. O meglio, ci sono degli ultrá che gridano inni ustasha e che fanno a pezzi la mano di un ragazzino. Sinceramente, non credo che ci sia bisogno di ripetere stereotipi, e nel caso della Bosnia lo stereotipo del musulmano buono e del croato-ustasha/serbo-chetnik cattivo é giá trito e ritrito, ed ha fatto anche abbastanza danni mi sembra. Purtroppo il tuo lavoro mi é sembrato rafforzare questi stereotipi, piú che criticarli o comunque dotarli di un contesto affinché un pubblico internazionale che non conosca l'idiosincrasia di Mostar possa comprendere la situazione.

Una signora del pubblico ti ha giá fatto quest'osservazione, e quando ha ribadito il concetto la gente in sala ha cominciato a lamentarsi, il che l'ho trovato abbastanza pessimo da parte loro. Mi aspettavo un po' piú di spirito critico dal colto pubblico sarajevita.
A quella signora hai risposto che non hai mostrato la parte croata per "esigenze di copione". Ma il copione l'hai scritto tu se non sbaglio: il che va bene, é una scelta come un'altra, solo che andrebbe difesa un po' di piú allora. Non basta dire "ma vi assicuro che quello con cui parlava per telefono é croato, e sono amiconi", innanzitutto perché me lo stai dicendo tu ma io non l'ho visto dal film, e poi perché non sempre si ha la fortuna di poter chieder chiarimenti all'autore dopo una proiezione.

Il fatto é che ci sono due cose che mi preoccupano particolarmente. La prima, come dicevo piú su, é che un pubblico internazionale non familiarizzato con la situazione di Mostar e della BiH si puó fare un'idea un po' falsata vedendo questo film: i musulmani che cercano di ricucire gli strappi e di tornare ad una pacifica convivenza, mentre i croati si trincerano dietro il loro nazionalismo becero ed aggressivo. Secondo, gli effetti che puó avere sul pubblico locale: suppongo che parte della popolazione di Mostar sará estasiata dall'immagine che ne viene data, ma posso anche immaginare che l'altra parte si sentirá esclusa e/o attaccata, il che potrebbe fomentare ulteriormente il sentimento di vittimismo e rancore della parte croata.

Capisco che siano temi spinosi ed oltretutto non deve essere stato facile girare lí, accedere ai protagonisti etc. Ma mi pare che si sarebbe potuto fare qualche sforzo in piú, se davvero l'obiettivo era mostare una Mostar se non unita, almeno desiderosa di riuscire ad esserlo di nuovo prima o poi. Io non ho visto nessuna unitá: é parecchio indicativo quel che dice il giovane protagonista sulla situazione nelle scuole, i programmi separati, etc. A proposito, giá che sei riuscita ad entrare nella scuola e a filmarci dentro, un paio di immagini ed interviste ad alunni croati ci sarebbero state bene.

Davvero, non voglio affondare il tuo film, é veramente ben fatto; solo, credo che gli manchi un pezzo fondamentale. Spero che non ti offenderai per questa intrusione. Facciamo lavori simili e so bene come il feedback sia fondamentale per continuare a progredire, prendila in questo modo.

Ti mando i miei migliori saluti, e buona continuazione con il tuo lavoro

Caterina

martes, 28 de julio de 2009

Dopo le prime visite



Dal diario di campo, una piccola considerazione dopo aver ricevuto la prima visita di amici

"Vedere l’effetto che Sarajevo ha su chi non ci é mai stato mi aiuta a ritrovare un po’ le sensazioni che ho provato l’anno scorso appena arrivata in Bosnia, e che, se devo essere sincera, non sto riprovando quest’anno. Quando abbiamo passato il confine in macchina con mio padre e subito abbiamo cominciato a vedere le prime case distrutte, lui ha cambiato faccia all’istante e gli é venuto un nodo alla gola. Queste visioni a me continuano a colpire molto, ovvio, ma é una sensazione piú distaccata, piú intellettuale che emotiva diciamo. E suppongo che in parte sia necessario, non si puó vivere costantemente al bordo del pianto. Ma non vorrei che mi stessi assuefando alla vicinanza dei segni delle tragedie da poco passate. Solo in alcuni momenti specifici il magone é tornato (ad esempio, alla vista del cimitero di Koševo, o sul Trebević) ma in ogni caso non forte come l’anno scorso. La definirei piú indignazione che magone. In ogni caso, sono sorpresa dalla velocitá con cui mi sono abituata a vivere circondata da un paesaggio cosí martoriato. La banalitá del male, come scriveva Hannah Arendt. Appena torno me lo leggo".
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lunes, 6 de julio de 2009

Cosas de perros

A propósito de esto (preámbulo):

"Hola Manuel,
te escribo para decirte que el artículo que publicaste en tu blog sobre los anímales de compañía me cae perfecto hoy, y lo he leído con mucho interés, pues estoy muy enfadada por algo que tiene que ver con el petichismo. Te cuento brevemente: en mi piso de Sarajevo tenemos un huesped canino, una doga argentina, que se quedará con nosotros un par de semanas pues su dueña, amiga de mi compañera de piso, de momento no puede cuidarla. Para que nos situemos, el dogo argentino es un perro de caza y guardián, con un tono muscular de todo respeto y una dentadura como para quedarse quietos y no andarse con tonterías delante de él (http://es.wikipedia.org/wiki/Dogo_argentino). Menos mal que la doga en cuestión es muy buena (no como sus semejantes que por lo visto hacen estragos de niños allá por su país de orígen) y, sobretodo, está deprimida, por lo que es completamente inofensiva. ¿Y por qué está deprimida? Pues porque su dueña ha decidido que no hace ninguna falta sacar a pasear un perro de 60 kilos nacido para el monte, que puede quedarse tranquilamente sentadito en casa al lado del ficus esperando a que ella vuelva de sus quehaceres, y también que cuando dichos quehaceres son demasiados, al perro no le importa en absoluto ser mudado cual paquete postal a otro piso (el mío), total, no se entera. Por deber de información, mejor especifique que la señorita dueña no está de viaje, está aquí, y ayer vino de visita para darle una palmadita en la cabeza a su bestia de la que yo, por ahora, limpio los restos físicos de mi terraza.
Ahora bien, más allá del enfado general, el artículo me hace reflexionar sobre el sentido que puede tener para la mencionada dueña tener un perro cuando, evidentemente, no lleva un estilo de vida adapto a ello. Cabe decir que la chica no lo eligió del todo, pues el perro es lo que le queda de un anterior matrimonio fracasado: el marido se marchó con el perro chiquito y viejo, y a ella le dejó la grande y joven, vaya... Pero lo que me pregunto es ¿por qué no decidir que el perro no le va bien y dejárselo de una vez a alguien que lo trate dignamente? Luego podría comprarse un gato - el animal de compañía de la mujer "emancipada", como decías tú, y de hecho el que yo prefiero - o simplemente una planta, si el tema es dar un toque de color al hogar. Pues tal vez el gato no sirva si el caso al que nos enfrentamos, y arrojo una hipótesis porque la chica no la conozco, fuera el de una persona que necesite saber que alguien depende tanto de ella que si no está, directamente, se deprime. A mi gata le importa un pepino si estoy fuera todo el día, basta con que le deje comida y ella está más que satisfecha; a la perra le duele en el alma cada vez que alguien sale sin ella, llora, sacude el rabo como una desperada como diciendo "mira que simpática soy, voy a portarme bien, sácame sácame". Porque su naturaleza es estar fuera, no dentro. Y sin embargo ella es tan educada como para no estar todo el tiempo dando tumbos en la terraza y ladrando a la luna, ni siquiera se atreve a subir las escaleras para pasear por los dormitorios: ella sabe ya que su lugar es la terraza y el salón, exactamente como las plantas: función decorativa. Y si de vez en cuando llega a hacer sus necesidades en la terraza (siempre porque nadie la saca) las hace en una esquinita, para no molestar. Definitivamente, se porta bien (mejor que su dueña desde luego): no nos recuerda que tan natural podría llegar a ser si sólo lo quisiera, no, ella se sienta educadamente en el sillón y suspira hondo con los ojos tristes. Tan urbana es que sufre del más urbanos de los males: depresión.
¿Volvemos al funcionalismo? No lo sé, pero me parece que la perra sí desempeña ciertas funciones para su dueña: la decorativa ya la hemos mencionado; la de chivo expiatorio quizás, pues es lo que queda de la figura del marido y por eso la trata con suficiencia y se hace rogar. Incluso me atrevería a decir que es un sustituto de las funciones reproductivas, ya que la chica ahora mantiene una relación lesbiana (no sé si esto ha sido la causa o la consecuencia del fracaso matrimonial) y por lo que tengo entendido la fecundación artificial no es muy común en Bosnia; la perra podría ser el hijo que nunca tuvo, que se queda quieto en la cuna mirándola con ojos llenos de amor y súplica, y cuya sobrevivencia está en sus manos (¡qué gran sensación de poder! lástima que el niño pese 60 kilos y tenga unas mandíbulas que dan miedo). Finalmente la perra es la que la hace sentir menos frustrada cuando la novia se marcha de viaje de trabajo a Europa Occidental (Italia, Francia, lo que sea, se ve que pasa a menudo) mientras ella se queda anclada en la alegre localidad de Pale, Republika Srpska. Quizás le alivie saber que hay otra en la casa que lo pasa fatal. Pero al final son más parecidas de lo que ella cree: las dos se quedan encerradas, esperando delante de la puerta a que alguien regrese.

Pd: a todo esto, la perra y yo nos hemos hecho amigas y yo, la a que no le gustan los perros, la trato mejor que nadie aquí.
Ppd: se me ocurrió un relato tremendo de un joven autor canadiense, Craig Davidson, sobre peleas de perros. Acerca de manera increíble al perro y de igual manera aleja de los seres humanos. Está contenido en un libro cuyo título original es "Rust and bone" (óxido y hueso), si lo encuentras en español te lo aconsejo."


Pppd: la foto es de anteayer. hoy por fin brilla el sol incluso en el corazón de los balcanes.

viernes, 3 de julio de 2009

Cerco l'estate tutto l'anno

...e sul piú bello che arriva, qualcosa in me decide che é meglio andarsi a rifugiare tra le montagne, dove piove tutti i giorni e la mattina ti svegli con la nebbia. ottima scelta, tempismo folgorante.

ma non vorrei dare l'idea di essere insoddisfatta del cambiamento, né tanto meno mettermi a parlare del tempo. non qui almeno, visto che a riguardo i commenti quotidiani con i miei coinquilini (anche loro imprecanti) si sprecano.
il fatto é che, date le condizioni atmosferiche, in realtá fino ad ora le mie prime due settimane sarajevesi (o sarajevite? ancora non l'ho capito) sono trascorse in modo decisamente casalingo. come giustificazione posso dire che la prima fase del lavoro di campo consiste nell'impregnarsi dell'ambiente circostante, ma in questo caso mi sarei impregnata solo d'acqua, quindi ho preferito concentrarmi su attivitá piú teoriche e rimandare le esplorazioni.
di conseguenza anche la raccolta di perle balcaniche che vadano ad infoltire la mia personale collezione di folklore urbano é andata a rilento.
per il momento ho osservato che:

- i guidatori qui sono decisamente disciplinati rispetto alle performances a cui ho assistito l'estate scorsa, ma comunque non tutti riescono a trattenersi davanti a un pozzangherone a fianco del marciapiede. ne ho visto piú di uno accellerare giusto prima di prenderlo in pieno. poi ho visto solo fango sui miei occhiali.
- se vai a spasso con un cane senza museruola (ah! ho momentaneamente un cane. é enorme, depresso e puzza da paura perché gli stanno marcendo le orecchie) i vigili ti richiamano subito e ti ricordano che sono 50 km di multa, ma non sia accorgono che mentre lo dicevano é passato davanti ai loro occhi un motorino con tre persone a bordo, tutte senza casco.
- parlando di cani, i villici non sono per niente abituati a vivere a contatto con la razza canina. ogni volta che vedono apparire alfa (il cagnone puzzolente e depresso) sbiancano e coinciano a saltellare da tutte le parti. suppongo che la sovrabbondanza di cani da passeggio sia una caratteristica delle opulente e decandenti societá occidentali. credo anche che i musulmani non usino tenere cani in casa perché li considerano esseri impuri. e non hanno proprio tutti i torti...
- infine, un dato statistico-economico appena sfornato dal mio cervello: il costo della vita é la metá che barcellona/venezia (facciamo una media aprossimativa), se prendiamo come unitá di misura il caffé e il giornale, che costano 1 km, noi li paghiamo 50 centesimi perché 1 euro sono 2 km. ora peró ho scoperto che un cameriere, o quello che da noi sarebbe un milleurista, prende in media 250 euro, massimo 300, al mese. cioé 1/4. quindi in realtá a lui il caffé costa il doppio del normale. non so se si é capito il ragionamento, ma ha un quarto della mia capacitá d'acquisto. quindi sono ricchissima. e se io, proprio io, sono ricchissima, vuol dire che la loro economia é presa veramente male...

per non appesantire gli animi dopo questo dato catastrofico (che pessimismo suvvia! la solita comunista jettatrice), vi lascio con una perla musicale locale. la mitica Babi Dol e i suoi ritmi balcano-tropicali, dal lontano 1991 quando ancora la Yugo era Yugo (occhio alle citazioni cinematografiche!):






jueves, 14 de mayo de 2009

preparativi per la partenza, cap.1

Insomma, fra poco si parte, e siccome si stará via un bel po', i preparativi iniziano con parecchio anticipo e sono assai laboriosi.

Il primo ed imprescindibile passo é fare delle liste:
- Lista delle Cose da Fare Prima di Partire - d'ora in avanti: LCFPP (work in progress)
- Lista delle Cose da Portare Via - LCPV (non ancora, ma sto poco a poco cominciando ad elaborarla mentalmente)
- Lista delle Persone da Salutare - LPS (toccherá cominciare che il tempo vola)
- Lista dei Contatti - LC (work in progress, da aggiornare una volta in loco)
etc.
etc.
etc.

In questo istante sono alle prese con la Lista delle Letture (LL), ovvero: libri da cercare, fotocopiare, leggere, inventariare, riassumere e chi piú ne ha piú ne metta, ovvero: brutta copia della bibliografia della tesi.

E ne sono completamente travolta.
O MARONNA.
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jueves, 9 de octubre de 2008

Da dove inizio?

Dalla fine, logico.

Perché ho mollato il Gabinete che ero in partenza per un viaggio, era luglio, ero in vacanza. Un'altra vita.

Quindi cominciamo da ció che ci è piú prossimo. Un giovedí d'autunno, ad esempio. Possibilmente con cielo grigio (ce l'ho), rumore di muratori fuori dalla finestra (ce l'ho), digestione lenta (pure quella ce l'ho) e zero voglia di mettermi a fare quello che devo fare (ovvio che ce l'ho). Una di quelle giornate di cui puoi dire ben poco. E perché scegliere proprio un momento cosí per cercare per l'ennesima volta di rianimare questo vecchio blog ammuffito? Beh, perché senó dovrei mettermi a lavorare. Ottima ragione. Ed ecco spiegata anche la mia assenza degli ultimi mesi. Quando sei in vacanza tendi a sbattertene di scrivere sul blog, che dite?

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Andando a ritroso nel tempo, vedo l'ultimo tentativo di vincere una burocrazia universitaria che speriamo davvero ci porti qualcosa di buono, come ad esempio un bell'assegno mensile e tanto riconoscimento per gli sforzi intellettuali compiuti negli ultimi mesi. E sto karma negativo se ne andasse a fanculo.

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Vedo nuove, inaspettate porte schiudersi al mio passaggio - il che mi fa pensare che forse ho sbagliato un paio di mosse nella vita e avrei dovuto dedicarmi ad altro, cosa che per altro sono ancora in tempo a fare (under 30... una collegiale, praticamente!) - ma poi come giustamente dice la mia santa mamma "non hai sbagliato, ma hai una vena creativa che sbagli se la trascuri e la foto oggi va alla grande come linguaggio espressivo ed anche come mezzo di indagine. quindi vai avanti" (tutto ció via sms - olé).

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Vedo un auditorium pieni di dottoroni ed architettoni e tutti ció che fa rima con oni, in attesa di una mia parola, un mio gesto, in attesa che inizi a scoppiettare il mo microfono ed a scorrere il mio powerpoint. Sono al mio primo congresso. Sono in Francia. Parlo in francese durante i pasti, ed inglese sul palco. Il powerpoint fa schifo perché l'ho preparato la notte prima. Mi cago addosso. Parlo alla velocitá della luce per non sforare i maledetti 10 minuti. Le interpreti non mi stanno dietro e smettono di tradurmi. Il tipo mi fa gesti ma non lo vedo. Non sento le domande che mi fanno. Ma é stato un successo comunque.

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E vedo, vedo... troppe cose per un solo post, troppe cose per un solo blog. Vedo i Balcani, vedo la Bosnia, vedo l'Albania. Vedo il piano di riserva piú sorprendente e meraviglioso. Vedo il vero, unico e definitivo Balkan Tour 2008. Ve ne posso solo parlare a quattr'occhi, possibilmente con una birretta ghiacciata e seduti in una veranda poco illuminata. Venite quando volete e vi racconto. Ma la veranda dovete metterla voi.
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lunes, 14 de enero de 2008

...dubbi che si risolvono cosí:

a) iscrivendoti in palestra
b) prendendo una decisione definitiva riguardo al tuo futuro lavorativo
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ed ora vi sorprenderó: ho fatto entrambe le cose.
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ebbene sí, mi sono appena iscritta al dir, sí, proprio io. tonificarsi, questo é l'imperativo (e con questo son giá due buoni propositi centrati).
infatti mi sento giá molto piú in forma, solo per avergli lasciato giú 35 euro a cambio di uno zainetto blu abbastanza merdoso. hop hop!
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ed inoltre: ho deciso, non cambio lavoro. resto dove sto, con la mia scrivania, i miei paki, la mia porta a vetri vista strada, la mia vita da terzo settore. e sono molto piú tranquilla.
sono troppo giovane per chiudermi in uno stanzino grigio in fondo a un corridoio buio in un'ala recondita dell'universitá a fare fotocopie in nome di un progetto prestigioso di cui avrei fatto parte praticamente per sbaglio. vivendo di luce riflessa. piú avanti forse, oggi ho ancora voglia di vedere cosa succede lá fuori.
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martes, 8 de enero de 2008

Los comienzos + proponimientos para el año nuevo #2, 3 y 4

Me hacen notar que hace una semana que no escribo nada y, siendo éste el blog más leído de... mi finca (al menos eso creo, porque realmente no se si mis vecinos tienen la misma afición a las bitácoras), me siento en deber de poner al día mis queridos tres lectores sobre el comienzo de mi 2008.
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Y efectivamente es que estaba un poco bloqueada, en el doble sentido del bloqueo del escritor y de las cervicales, que anoche me hicieron ver todas las estrellas del firmamento desde la agonía del sofá. Las energéticas técnicas de masaje de Mari y algo de química me ayudaron a salir de la situación.
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El año nuevo fue recibido en Roma, chez monsieur Snappa, con un festín de comida y vino de li castelli muy digno. Acogimos el 2008 con algo de disimulo, Mr.Pijama y yo, como quien no se ha percatado mínimamente de que es medianoche y no ha caído en que hay que ir a besar a todo el mundo, pese a que se conozca a un décimo de las personas presentes. Bueno, esa era mi teoría, porque mi compadre decía que en fiestas multitudinarias en absoluto hay que felicitarse con todos, sólo con los conocidos, mientras que según yo hay que ir a desearle lo mejor para su vida hasta al perro de la vecina si es que entra en la órbita de nuestros movimiento. De ahí su aplomb y mi ansiedad. Resuelta escondiéndome detrás de un arbusto a la espera de que fueran las 00.10. Estrellitas, petardos y pedopedopedo.
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Superado con elegancia y savoire faire el enésimo tentativo de boicot de viaje en el check-in de ryanair, regresamos de vacaciones el 1 y el 2 ya estaba yo de vuelta en el trabajo. Días de intenso trabajo interno, que me copó mucho más de lo previsto (debido a que correspondió con una fase altamente creativa y proyectual) y que hace que me replantee una serie de ideas que me revoloteaban por la cabeza y que ahora ya no me parecen tan buenas. En cualquier caso, la cosa buena es que al fin al cabo depende todo de mí. Por supuesto, lo malo es que depende de mí.
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Y con una agenda repleta de entregas, deadlines, convocatorias que cierran y al otro día abre una nueva etc., tengo para hacer. El año nuevo pinta laborioso, cuanto menos. Por lo tanto debería estar disponiéndome a la acción ahora mismo. YA. Voy.
Mis uñas crecen, tímidamente, pero crecen.
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Y hablando de buenas intenciones, este año decidí que: retomo el tango sin más, me tonífico y aprovecho mejor mi tiempo. Sería maravilloso si también dejara de fumar, pero vamos, un poco de realismo.

domingo, 18 de noviembre de 2007

El oficio del explorador


"Hoy, ser explorador es un oficio; oficio que no sólo consiste, como podría creerse, en descubrir, al término de años de estudio, hechos que permanecían desconocidos, sino en recorrer un elevado número de kilómetros y acumular proyecciones, fijas o animadas, si es posible en colores, gracias a lo cual se colmará una sala durante varios días con una multitud de oyentes para quienes vulgaridades y trivialidades aparecerán milagrosamente trasmutadas en revelaciones, por la única razón de que, en vez de plagiarlas en su propio medio, el autor las santificó mediante un recorrido de 20.000 kilómetros."
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C. Levi-Strauss
Tristes trópicos
ed. Paidós, 2006, p. 24
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Dal quaderno di viaggio

Rabat, ore 13.00, 1 nov. (giovedí)
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"Sono venuta a sedermi nel Giardino Andaluso della kasbah , meglio conosciuta come Oudayas (udaiá). Oggi il sole picchia forte ed é una sofferenza stare col maglione, ma non voglio problemi e meno quando vado in giro da sola. La cittá comunque é molto tranquilla: certo, restano sempre marocchini con tutti i loro annessi e connessi, e soprattutto col tipico savoire faire con le donne, ma assolutamente nulla in confronto a Fez, Marrakech e tutti gli altri luoghi che ho visitato l'altra volta. Sicuramente la cittá é piú rilassante per girare da sola e perdere la paura, e senza dubbio l'unico posto in cui la Gaia avrebbe potuto resistere tre mesi. Che comunque, intendiamoci, il Marocco é il Marocco e neppure Rabat si smentisce, ma per lo meno non hai la costante sensazione di essere spiata/seguita e non vieni assalita ad ogni metro da venditori/cacciatori di papiers/false guide.
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Questo giardino é bellissimo, con le palme, gli aranci, le fontane, i gatti e le antiche mura tutt'intorno. Sembra Cordoba. O forse é Cordoba che sembra il Marocco. O piú semplicemente, fino a 600 anni fa erano parte dello stesso regno e si nota.
Mazza che caldo. E se mi tolgo il maglione? Tanto qua é pieno di donne e coppiette che si tengo castamente per mano, ma sí dai. (tolto) nessuno mi caga, pare. Ottimo. Ieri non ero ancora del tutto preparata all'uscita in solitario. Ho tentennato un po' a casa e poi ho preso un taxi per andare a prendere la Gaia al lavoo e mangiare insieme. Appena uscita dalla porta della kasbah mi ha adescato un tipo che poi é risultato essere una personcina a modo, poveretto (io subito a pensare male). Anzi, in realtá meglio averlo incontrato, perché stranamente ci ho messo un po' a trovare un taxi e di stare lí impalata sul ciglio dello stradone non ne avevo voglia. Giá notavo occhi indiscreti che mi avevano puntato. Questo era una specie di poliziotto non ho capito bene perché mi ha detto che vive a Salé ma lavora a Tunisi per la gendarmerie; mi ha detto chiaramente che era ansioso di conoscere ragazze europee perché ci invidia molto e che, insomma, al solita storia: ragazza europea = permis de sejour, almeno lui lo dice subito. Un punto in piú per la schiettezza.
Alla fine prendo il mio taxi e attraverso mezza cittá per raggiungere Agdal, il quartiere bon ton dove c'é l'ufficio di Gaia. Che il posto é bon ton lo si capisce dalle case, dalle macchine e dai negozi, ma lo stato delle strade continua ad essere deplorevole come dappertutto. Nonostante l'amato re Mohammed VIº stia per dare inizio ai lavori per il tram elettrico (!!!), qua é tutto un disastro, autobus che cascano a tocchi, l'asfalto rotto, i marciapiedi coi buchi, pietre tirate su ovunque, ed ogni tanto una gru con su un tipo che dorme e che sospetto che sia pagato solo come comparsa, per far finta che ci sono dei lavori in corso.
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Dopo pranzo Gaia ha deciso di disertare il lavoro e ce ne siamo andate a fare un giro per il quartiere, a vedere un paio di negozi occidentali ed a cercare un regalo per Rashid. Ad un certo punto si é scusata con me perché mi aveva portato da Promod invece che farmi fare cose piú "autentiche". Forse, ma sono dell'avviso che se si cerca la vera autenticitá di un luogo, ossia se si vuole cercare di capirlo per davvero, é estremamente istruttivo vedere anche tutti quei posti che forse non saranno segnati sulle guide, ma ci permettono di capire qualcosa in piú sulla vita locale. Che fanno le classi medie a Rabat? Dove mangiano, dove fanno shopping, come si vestono? Se vogliamo vedere solo minareti, souk e donne in jillaba d'accordo, ma dobbiamo almeno essere consci che quella che stiamo avendo é una visione limitata della realtá locale.
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Un giapponese dalla fontana mi ha fatto una foto. Penserá che sia una tipica bellezza autoctona fumando una Marquise? Allora gli chiedo 10 dirham!
Tornando a ieri. Un'altra esperienza "alternativa" che vale la pena: andare al supermercato a comprare vino. Da Agdal prendiamo un vialone che porta verso la ville nouvelle, passiamo in fianco ad una grande moschea ed arriviamo ad un incrocio. Sulla sinistra c'é il super Label Vie (che suppongo sia un gioco di parole tra "la bella vita" ed "etichetta": magie del consumismo).
Attraversiamo rischiando come sempre la vita ed entriamo: davanti a noi il supermercato normale, tutto luminoso e colorato, sulla destra delle scale nere che portano al seminterrato. Lá sotto c'é il reparto alcolici. Siamo le uniche ragazze che scendono. Una volta giú un tipo seduto su degli scatoloni davanti alle casse ci dice che dobbiamo lasciare giú la borsa del computer: gli diciamo che manco morte ed allora rimango io a fare la guardia. Alla fine il tipo mi fa entrare e raggiungo la Gaia alla sezione vini locali. Perché qui il vino non solo si consuma, ma si produce anche (e pure bbono), ma ció non aiuta affatto a dissipare la densa aura di marginalitá che circonda il tema alcol. Ed in effetti la gente che si aggira per il reparto ha un'aria da via Anelli a Padova: sono tutti piú brutti, piú zozzi e si muovono furtivamente. Anche il locale in sé ha un aspetto sordido: il soffitto é basso ed il tanfo da ascelle tremendo. Alla cassa si paga veloce e le bottiglie vengono poi infilate in tutta fretta da un tipo dentro un doppio sacchetto nero. Questi sacchetti orribili che qua si usano ovunque e che vedi sventolare dai rami degli alberi, come bandiere dei pirati dello sviluppo insostenibile.".
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Rabat, terrazza, 2 nov., ore 14.50
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"Esiste al mondo un posto migliore per leggere Tristes Trópicos che questa terrazza, con questa luce, i tetti bianchi e l'oceano davanti a me?
Sembra di essere sul ponte di un immenso e lentissimo transatlantico"
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domingo, 12 de agosto de 2007

De grande seré...

Me encontré eso en http://www.antropologicas.com/, y no pude no reconocer lo cierto que es:

Ocho claves para reconocer a un/a antropóloga/o:

MUNDOLOCUTORIO

1) Estudiás antropología porque creés que vas a viajar a
algún país raro y te pasarás unas lindas vacaciones en una Isla del Pacífico con
bellas nativas/os a tu alrededor, pero terminás haciéndole algunas entrevistas a
tu abuela siciliana en su cocina, para ‘recuperar la memoria de los
inmigrantes‘.
2) Después de años de haberte recibido, tus viejos te siguen
preguntando: ‘Che, ¿cómo te ganás la vida vos?‘
3) Seguís disfrazado a los 30 años con morral o carterita de yisca y sandalias de cuero, pero nadie te critica porque tenés una profesión ‘exótica‘.
4) Mechás cada cinco minutos en tus
conversaciones: ‘No seas etnocéntrico‘ (ver ‘Las 10 claves...‘) o ‘Eso (‘eso‘ es
una película porno o Marley por TV comiéndose una cucaracha), ESO también es
cultura‘.
5) Te encontrás con alguna amiga que no veías hace mucho tiempo y
cuando le contás que sos antropóloga, exclama: ‘¡Ah! ¡Sí! ¡Trabajás con los
huesitos!... ¿o era lo de los dinosaurios?‘
6) Versión 2 de la situación
anterior: ‘Che, vos que sos antropólogo/a, ¿sabés que me encontré unas piedras
raras cuando viajé al Sur? En serio, son alucinantes... ¿te las puedo mostrar y
me decís si valen mucho?‘
7) Terminás la carrera (lo lograste, ¡sí!, después
de los muchos –¡cuántos!- años que dura) ,y te encontrás con que las opciones
son:
a) trabajar como docente e investigador en una universidad (competitivo,
pasás a la opción b);
b) intentás entrar al CONICET (poco presupuesto,
altísimamente competitivo, pasás a la opción c);
c) pensás poner una pyme
para hacer tortas y catering para cumpleaños (eso sí: elegís esta opción, pero
tus recetas serán ‘étnicas‘)
8) Cuando reflexionás un poco más allá de las 7
claves anteriores ‘ y te das cuenta de que contás con otra perspectiva que ‘te
abre la cabeza‘, que te permite pararte en otro lugar para ver las mismas cosas
de siempre, pero a través de otro filtro. Entonces, comprendés que esa realidad
no está fijada ni decidida ni establecida así y para siempre por nadie; que se
puede cambiar porque las distintas personas, los distintos grupos aportan
miradas diferentes a partir de saberes y prácticas diferentes. Ahí advertís que
tu carrera es maravillosa y que no te equivocaste. Y lo más importante: que tu
trabajo puede contribuir para construir un mundo diferente, con más
sensibilidad, comprensión y respeto por y para todos.



Lo único es que (punto 3) intento no vestirme de cumbayá (*), aunque sí muchos de mis compañeros, especialmente los catalanes - única concesión que hago al look filoétnico son los collares, y además recuerden que los antropólogos urbanos somos ligeramente más modernillos, que para eso elegimos la rama; y que (punto 7) en lugar que un catering, creo que terminaré abriendo un chiringuito o igual un bed&breakfast.
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(*) para los que no sepan que es un cumbayá, es el típico joven que se cría en las facultades humanísticas y se encuentra a menudo en parques y manis por la vivienda o a favor de X pueblo indígena, reconocible fácilmente por su atuendo que consta casi siempre de: pantalones muy holgados de algodón crudo lisos o con rayitas, para él, o faldas muy anchas y largas estilo gitano romántico, para ella; camisas deteñidas, posiblemente con el logo de alguna asociación cultural o, en su versión catalana, de la federación de montañismo; zapatos de escalada en invierno y a menudo durante todo el año, a menos que en verano no usen sandalias de cuero estilo fraile ( de hecho hay dos tipos extremos de cumbayá con respecto a los zapatos, los heavys que usan las botas de montaña incluso en verano, y los monásticos que usan las sandalias con o sin calcetines hasta en enero). Como complemento suelen usar mochilas Quechua o bolsos étnicos o riñoneras (para ir a las fiestas de Gracia con el kit básico de sobrevivencia, 5 euros para las Xibecas, el mechero y la piedra de costo). No usan gafas de sol. El peinado suelen ser rastas o greñas en Catalunya y País Vasco. Se diferencian de los okupas por llevar más colores encima y por la onda más new age (muchos son vegetarianos). Les gustan los tambores y quieren hacer amistad con todo subsahariano o marroquí o lo que sea que ande por ahí lo importante es que sea representante de una minoría, posiblemente perseguida en su país (los palestinos y los saharauis son lo más en este sentido, porque además son bastante fumetas).

miércoles, 28 de marzo de 2007

Inspírame, querido.
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Debía cambiar de barrio. Así de simple. Los números del Casco Antiguo estaban agotados, al menos para mí, y yo debía moverme. Comenzé a vagabundear por el Ensanche, barrio curioso al que hasta entonces sólo había sapeado desde la plaza Cataluña, sin atreverme a cruzar la frontera que marca la Ronda Universidad, al menos sin atreverme a cruzar esa frontera de forma consciente, es decir abriendo mis sentidos a la magia del barrio, que es lo mismo que decir: caminando sin defensas, todo ojos, vulnerable; en resumen, el hombre antena.
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Roberto Bolaño
Los detectives salvajes
Anagrama, 1998.

viernes, 23 de marzo de 2007

Anthropo 2.0

o de lo que se hablaba en estos días.



jueves, 15 de febrero de 2007

Oggi é giovedí grasso


e lo deduco solo dal fatto che la magnata a casa di Raúl sotto un sole che cuoceva i cervelli manco fosse luglio mi ha lasciato alquanto provata. Specialmente se poi, senza neanche avere il tempo di mandar giú l'ultimo dorito con guacamole, devi giá inforcare la bici per andarti a ciucciare una lezionona di antropologia giuridica in cui si é dibattuto sul significato profondo dei cambiamenti apportati dai Giacobini prima, e dal Direttorio poi, alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1789. Oh mama. Un po' intenso per essere l'esordio dopo la pausa vacanze e la successiva immersione di studio.
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E mentre in laguna ora stará per iniziare la festa, il Carnevale tanto amato, il momento della sovversione e della licenza di uccidere le convenzioni, il momento in cui gli stonati cantano, gli scoordinati ballano, le brutte si fanno belle e le belle si fanno i brutti, io giaccio inerme sul divano cercando di dimenticarmi del mega blocco intestinale che mi sta rendendo questo grasso giovedí ancora piú arduo. Se poi sto maledetto filtro delle maledette sigarette da arrotolare smettesse di sgattaiolare fuori dalla sua maledettissima cartina, saria mejo. .
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Uffi ragassi, non divertitevi troppo. Lo so che in realtá sti ultimi carnevali (a parte alcune interessanti eccezioni) non sono stati poi sto granché. Ogni anno ci lamentiamo che é sempre peggio, che non c'é musica in giro, poche feste, i locali chiudono presto etc. Ma la saudagi dell'emigrante é una brutta bestia e da lontano tutto sembra sempre piú bello. Lo stato pietoso delle mie finanze purtroppo non mi permette minifughe da due giorni solo per far festa. Cercheró di rifarmi a Sitges e sto anno cazzo ci vado davvero. Sabato scatta l'operazione "troviamoci un vestito in mezz'ora" e poi via!, sul carrozzone coi trans. .
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Comunque, oggi ho comprato i biglietti per le vacanze pasquali. Quando uno lavora improvvisamente diventa una persona vagamente previdente e, invece che pigliarsi sempre all'ultimo momento per poi non fare nulla perché é tutto carissimo (principale motivo per cui nella mia vita ho viaggiato molto meno di quanto avrei potuto), due mesi prima si comincia a organizzare per sfruttare fino all'ultimo minuto utile delle sue scarsissime vacanze. Il plan é: fine settimana lungo a Venezia e poi 5 giorni tete-a-tete a Praga con la mamma. Questa sí che é una novitá! Sará un esperimento interessante.
Sono proprio cresciuta. Un po', almeno.
(a questo proposito non si accettano commenti acidi di mio moroso)
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martes, 30 de enero de 2007

(I really need) mindfulness
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Acá estoy, rompiendo el silencio de los últimos días a causa del cansancio y del agotamiento. Semiterminado a trancas y barrancas el primer trabajo, me enfrento hoy al comienzo del segundo. Tengo sólo tres días, el sueño me atrapa, lucho constantemente contra una modorra crónica y todos los días llego tarde al trabajo; las ojeras me llegan a la barbilla pero intento aguantar, intento intento y sin embargo qué morro el suyo, señor Bourdieu, menospreciar de semejante manera los esfuerzos que hago para mantener la concentración, frustrándome y aplastándome con frases como estas:

...blablabla... en otras palabras, la descripción de la
subjetividad objetivada remite a la interiorización de la objetividad.

...una antropología total...debe superar, englobándolo, el momento del
objetivismo, y fundarlo en una teoría de la exteriorización de la interioridad y
de la interiorización de la exterioridad.

Si yo empezara a exteriorizar mi interior hinchamento de pelotas y a interiorizar el tremendo hecho objetivo de que no tengo ganas de hacer un carajo, tal vez viviría más serenamente.
Pediré consejo al técnico de la caldera, que me parece más espabilado que yo.

miércoles, 24 de enero de 2007

Ed ora, consigli per gli acquisti.




Posto solo per avvisare che il Gabinete chiude momentaneamente per studio. Scusate ma i tempi stringono ed avendo io passato l'ultimo mese a fare tutt'altro, ora mi trovo con la classica acqua alla gola. Solito. Forse avrei anche il tempo di scrivere due righe ogni tanto ma sarebbero cosí noiose (leggi: deliri pre e post studio, ossia tedio e sbadigli) che ve le risparmio per decenza. Tra l'altro la routine di gennaio non mi sta riservando troppe novitá, a parte il fatto che abbiamo fatto la nostra prima lezione di tango (emozione!) e che MD mi sta dimostrando una stima che mi commuove.

La Dottora torna dopo il 2, giorno dell'ultima consegna, spero un po' piú carica di adesso. Ragazzi, la ruggine...
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Ps: spendo solo una parola in piú per fare un po' la pedante e dire addio a uno dei piú grandi reporter del secolo, Ryszard Kapuscinski, che si é spento stanotte.
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Sólo una última cosita antes de sumergirme totalmente en el aislamiento mediático. Acabo de mirar mi Recent visitor map en el contador de visitas, y resulta que desde la lejana Usuhaia llegaron al blog de la Doctora buscando en Google "pendejonas". I love. Estaba en la posición #20. Objetivo del año: llegar a ser la primera en la lista de las pendejonas globales.

martes, 2 de enero de 2007

Ho dei nuovi occhialoni giganti!!

Indovinate chi sembro...jejeje




E dopo il quarto cubino l'effetto vortex è assicurato...oh mama...

lunes, 2 de octubre de 2006

Garçon! Una valeriana.

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Per chi si fosse perso le ultime rocambolesche puntate, vi faccio una breve sintesi dei fatti della settimana:
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  • Nel giro di 8 giorni sono stata scartata, lasciata galleggiare per un po' in un specie di limbo decisionale ed infine ripescata ed ammessa al famigerato Dottorato di Antropologia. Sì, proprio quel dottorato di cui è mesi che parlo come se avessi avuto il posto riservato in prima fila ed in vista del quale non avevo fatto richiesta da nessun'altra parte (per poi scoprire che tutti gli altri bandi erano già scaduti. Ben ti sta). Il patema è stato parecchio imponente, ma tutto è bene quel che finisce bene, Mademoiselle Genielle è stata ripescata come 'na seppa.
  • Essendo stata avvisata venerdì che lunedì (domani, cioè, oggi) inizieranno le lezioni, pare non solo che io non abbia più un lavoro perchè gli orari coincidono, ma che oltretutto non avrò manco la misera liquidazione che mi spetterebbe perchè non avrò dato il preavviso. Scatta la grande operazione "Datemi-una-borsa-di-studio-vi-prego" 2006.
  • Tra i vari stravolgimenti degli ultimi giorni, dovrò cercarmi una nuova casa con il mio baldo compare Mr Pijama. Ci va bene qualsiasi cosa, siamo delle persone semplici ed adattabili, basta che ci sia l'Adsl 24 ore e che ci sia posto per le mie 18 paia di scarpe e 15 borse.
  • Per evitare inutili e tediosi tempi morti, ho pensato bene di iscrivermi anche ad un corso di tedesco che mi occuperà 3 giorni a settimana all'ora di pranzo, da ottobre a maggio. Wunderbar! Si accettano scommesse su quanto durerà...

Per il resto, la vita scorre tranquilla.