domingo, 18 de noviembre de 2007

Dal quaderno di viaggio

Rabat, ore 13.00, 1 nov. (giovedí)
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"Sono venuta a sedermi nel Giardino Andaluso della kasbah , meglio conosciuta come Oudayas (udaiá). Oggi il sole picchia forte ed é una sofferenza stare col maglione, ma non voglio problemi e meno quando vado in giro da sola. La cittá comunque é molto tranquilla: certo, restano sempre marocchini con tutti i loro annessi e connessi, e soprattutto col tipico savoire faire con le donne, ma assolutamente nulla in confronto a Fez, Marrakech e tutti gli altri luoghi che ho visitato l'altra volta. Sicuramente la cittá é piú rilassante per girare da sola e perdere la paura, e senza dubbio l'unico posto in cui la Gaia avrebbe potuto resistere tre mesi. Che comunque, intendiamoci, il Marocco é il Marocco e neppure Rabat si smentisce, ma per lo meno non hai la costante sensazione di essere spiata/seguita e non vieni assalita ad ogni metro da venditori/cacciatori di papiers/false guide.
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Questo giardino é bellissimo, con le palme, gli aranci, le fontane, i gatti e le antiche mura tutt'intorno. Sembra Cordoba. O forse é Cordoba che sembra il Marocco. O piú semplicemente, fino a 600 anni fa erano parte dello stesso regno e si nota.
Mazza che caldo. E se mi tolgo il maglione? Tanto qua é pieno di donne e coppiette che si tengo castamente per mano, ma sí dai. (tolto) nessuno mi caga, pare. Ottimo. Ieri non ero ancora del tutto preparata all'uscita in solitario. Ho tentennato un po' a casa e poi ho preso un taxi per andare a prendere la Gaia al lavoo e mangiare insieme. Appena uscita dalla porta della kasbah mi ha adescato un tipo che poi é risultato essere una personcina a modo, poveretto (io subito a pensare male). Anzi, in realtá meglio averlo incontrato, perché stranamente ci ho messo un po' a trovare un taxi e di stare lí impalata sul ciglio dello stradone non ne avevo voglia. Giá notavo occhi indiscreti che mi avevano puntato. Questo era una specie di poliziotto non ho capito bene perché mi ha detto che vive a Salé ma lavora a Tunisi per la gendarmerie; mi ha detto chiaramente che era ansioso di conoscere ragazze europee perché ci invidia molto e che, insomma, al solita storia: ragazza europea = permis de sejour, almeno lui lo dice subito. Un punto in piú per la schiettezza.
Alla fine prendo il mio taxi e attraverso mezza cittá per raggiungere Agdal, il quartiere bon ton dove c'é l'ufficio di Gaia. Che il posto é bon ton lo si capisce dalle case, dalle macchine e dai negozi, ma lo stato delle strade continua ad essere deplorevole come dappertutto. Nonostante l'amato re Mohammed VIº stia per dare inizio ai lavori per il tram elettrico (!!!), qua é tutto un disastro, autobus che cascano a tocchi, l'asfalto rotto, i marciapiedi coi buchi, pietre tirate su ovunque, ed ogni tanto una gru con su un tipo che dorme e che sospetto che sia pagato solo come comparsa, per far finta che ci sono dei lavori in corso.
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Dopo pranzo Gaia ha deciso di disertare il lavoro e ce ne siamo andate a fare un giro per il quartiere, a vedere un paio di negozi occidentali ed a cercare un regalo per Rashid. Ad un certo punto si é scusata con me perché mi aveva portato da Promod invece che farmi fare cose piú "autentiche". Forse, ma sono dell'avviso che se si cerca la vera autenticitá di un luogo, ossia se si vuole cercare di capirlo per davvero, é estremamente istruttivo vedere anche tutti quei posti che forse non saranno segnati sulle guide, ma ci permettono di capire qualcosa in piú sulla vita locale. Che fanno le classi medie a Rabat? Dove mangiano, dove fanno shopping, come si vestono? Se vogliamo vedere solo minareti, souk e donne in jillaba d'accordo, ma dobbiamo almeno essere consci che quella che stiamo avendo é una visione limitata della realtá locale.
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Un giapponese dalla fontana mi ha fatto una foto. Penserá che sia una tipica bellezza autoctona fumando una Marquise? Allora gli chiedo 10 dirham!
Tornando a ieri. Un'altra esperienza "alternativa" che vale la pena: andare al supermercato a comprare vino. Da Agdal prendiamo un vialone che porta verso la ville nouvelle, passiamo in fianco ad una grande moschea ed arriviamo ad un incrocio. Sulla sinistra c'é il super Label Vie (che suppongo sia un gioco di parole tra "la bella vita" ed "etichetta": magie del consumismo).
Attraversiamo rischiando come sempre la vita ed entriamo: davanti a noi il supermercato normale, tutto luminoso e colorato, sulla destra delle scale nere che portano al seminterrato. Lá sotto c'é il reparto alcolici. Siamo le uniche ragazze che scendono. Una volta giú un tipo seduto su degli scatoloni davanti alle casse ci dice che dobbiamo lasciare giú la borsa del computer: gli diciamo che manco morte ed allora rimango io a fare la guardia. Alla fine il tipo mi fa entrare e raggiungo la Gaia alla sezione vini locali. Perché qui il vino non solo si consuma, ma si produce anche (e pure bbono), ma ció non aiuta affatto a dissipare la densa aura di marginalitá che circonda il tema alcol. Ed in effetti la gente che si aggira per il reparto ha un'aria da via Anelli a Padova: sono tutti piú brutti, piú zozzi e si muovono furtivamente. Anche il locale in sé ha un aspetto sordido: il soffitto é basso ed il tanfo da ascelle tremendo. Alla cassa si paga veloce e le bottiglie vengono poi infilate in tutta fretta da un tipo dentro un doppio sacchetto nero. Questi sacchetti orribili che qua si usano ovunque e che vedi sventolare dai rami degli alberi, come bandiere dei pirati dello sviluppo insostenibile.".
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Rabat, terrazza, 2 nov., ore 14.50
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"Esiste al mondo un posto migliore per leggere Tristes Trópicos che questa terrazza, con questa luce, i tetti bianchi e l'oceano davanti a me?
Sembra di essere sul ponte di un immenso e lentissimo transatlantico"
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2 comentarios:

Pistacho dijo...

hola Doctora,
que gusto pillar esta foto con el mar de fondo... que envidia!

La Doctora dijo...

si quieres más envidia, échale un vistazo a las fotos que he bajado al flickr. el flaco y yo nos hemos regalado un super scanner fotográfico, y estoy pasando todas las diapos del otro viaje a marruecos, el que hicimos con cami en 2003. poco a poco van llegando todas y... mal de áfrica a tope!