Sweet ferragosto (ammazzarne uno per educarne cento? ci faccio un pensierino)
Casa dolce casa.
Sono sempre contenta di tornare, questo è indubbio.
Amici, famiglia, i rituali di sempre, i baretti che ci hanno visto crescere.
Bellobellobello.
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Sta volta però non mi sbrodolerò addosso con le nostalgie ed i rimorsi da abbandono.
Sto giro mi sfogo, cazzo.
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Ordunque, dovete sapere che io ho il raro privilegio di vivere nel centro geografico della città lagunare. Guardando una mappa della città potete tracciate mentalmente (ma potete anche aiutarvi con matita e righello) le diagonali, il cui punto di convergenza si piazzerà più o meno dalle parti del mercato di Rialto. Da lì, se siete in Pescaria e guardate verso la terraferma, due callette più in là vive la mia mamma e, quando sono in zona, ci vivo pure io. Che figata, direte. E sì, in effetti, è una figata, specialmente se ti sei recentemente trasferita in centro dopo un'adolescenza relegata nella coda del pesce dove una nebbia troppo fitta o uno sciopero potevano decidere le sorti della tua incipiente vita sociale. Con tutti gli innegabili vantaggi di vivere in centro, c'è un fattore però che non si era calcolato e che rompe estremamente i coglioni al povero veneziano che cerca di vivere mantenendo un minimo di dignità. Ghe xe i turisti.
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Ora quindi mi rivolgo a voi, signori vacanzieri d'agosto.
Questa è la mia lista di richieste, che dovrete leggere con attenzione e seguire alla lettera se non volete che vi si grugnisca addosso ad ogni passo. Noi si sarebbe anche personcine a modo, volendo. Ecco qua, il vademecum per non farsi porconare dietro.
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1. So che tutti voi terrestri sapete che, per rendere più ordinata la circolazione ed evitare seccanti scontri frontali, sulle strade si rispetta la destra, o la sinistra, a seconda. Siete nati con la macchina sotto il culo, quindi mi chiedo perchè sia così complicato per voi capire che, se una calletta o un ponte sono intasati, allora vi dovete mettere sulla destra più o meno in fila indiana, e non in ordine sparso o a cuneo o a testuggine romana. In fila, cazzo, che sono le Mercerie, non il passo delle Termopili.
2. Parliamo quindi di circolazione. Se Lei, gentile mademoiselle, per raggiungere il suo prestigioso posto di lavoro, diciamo, in una casa di alta moda parigina dovesse attraversare, mettiamo caso, il Pont Neuf, e se lo trovasse ogni giorno occupato da simpatici scout che lo bloccano con i loro pic nic perchè, poverini, devono pure mangiare, e coi prezzi di Parigi... le girerebbero le palle almeno un po'? Non so lei, ma a me girano vorticosamente quando cerco di arrivare più o meno in orario da qualche parte e mi imbatto in un ponte completamente tagliato da festanti scolaresce in gita alle quali la brillante prof ha pensato bene di indicare il citato ponte per fare il loro bivacco. E non è che si alzino per farti passare, nonono, devi fare mille acrobazie per non pestare i pargoli (ma perchè poi? pestiamoli!) che se c'hai le gonne ti danno pure una sbirciatina.
3. Non tutti i veneziani parlano inglese. E quelli che lo parlano, non sono tenuti a farlo per contratto. Quindi, uazzamerica, quando ti rivolgi a me, brutto ciccione texano sudato, prima di tutto mi domandi du iu spic inglisc' e scandendo bene plis, e poi eventualmente ti posso anche dare l'informazione che mi chiedi. E non saprai mai se sarà corretta, man.
4. Se venite solo per vedere le bancarelle di San Bortolo e comprare grembiuli da cucina col cazzo del David disegnato, allora vi do una dritta, ragazzi. Andate a Taiwan, li fanno lì.
5. I vaporetti, quei cosoni galleggianti a forma di supposta bianconera o gialla, sono dei mezzi pubblici. Va bene usarli per fare il grand tour del Canale, ve lo concedo. Ma solo un appunto: avrebbero degli orari da rispettare, non è detto che debbano aspettare la tua amica che sta ancora trattando l'acquisto di una cappasanta con dentro la basilica di San Marco, quindi togli il piede da dove c'è la sbarra che senò il mariner, giustamente, te lo trancia. E già che ci sono, il suddetto mariner non è nemmeno un facchino, quindi non chiedergli se ti può caricare in bateo le tue otto valigie Vuitton, a meno che tu non sia interessata a sentire un buon repertorio di bestemmie in dialetto che, già da sole, varrebbero comunque il viaggio.
6. Cibo. E qua casca l'asino. Cappuccino a cena? NO. Ketchup sul branzino? NO. Pizza con l'ananas? NOO-O. Mangiare tutti i grissini mentre si studia il menù ed andarsene dopo aver appurato che non servono paella? NO-NO-NO!
7. Quando esco di casa, smettete di guardarmi come se fossi una squaw in una riserva. E' solo una casa, coi campanelli e le buche delle lettere, ed io sto solo uscendo. E 'sto sacchetto nero che ho in mano e xe scoasse, signora, le vuole vedere?
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Ci sarebbero molte altre cose ma diventerei noiosa. Già con queste poche indicazioni, se seguite alla lettera, raggiungerete un livello accettabile di comportamento ed il veneziano-non-bancarellaro-non-albergatore-non-battitore-del-tronchetto (cioè chi non guadagna nulla con la vostra presenza) vi rispetterà un po' di più.
Un'ultima nota, anzi, un consiglio per le giovani viaggiatrici alla ricerca di emozioni forti. So che subite il fascino villoso del gondoliere, e lo posso capire. E' abbronzato, le righe orizzontali fanno sembrare il suo petto ancor più ampio, ga' i brassi grossi ed il movimento della voga vi fa presagire grandi prestazioni orizzontali. E capisco anche la soddisfazione di tornare in Oklahoma e raccontare alle amiche di essersi scopate un gondoliere a Venezia, un torero a Siviglia e un hooligan a Londra. Solo che sia chiara una cosa: vi piacciono grezzi.
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