miércoles, 29 de agosto de 2007

AAA: bañador hidrorepelente búscase

Vale, te concedo que si te cruzás con una tipa que anda con un bañador mojado debajo de una camiseta rosa puedes, digamos, distraerte. Pero ¿acaso te da derecho de decirme "los micrófonos"? ¿A MÍ? Creo que no.
Y otra cosa creo: Tata Golosa a trabajar en una mina.
.
***
.
Ah, olvidaba. anoche me robaron el sillín de la bici, otra vez.
Perra.

lunes, 27 de agosto de 2007

Pijiate na pastija, sient'a'mme

Irrompe nella nostra conversazione senza avvisare. E gracchia come una cornacchia. Ha i jeans strettissimi strizzapalle, la maglietta scollata e un po' sdrucita, scarpe a punta consumate. Modernissimo, bolognese ed evidentemente gay.
.
Scusaaa sei di qui? Allora devi dirmi azzolutamente dove posso trovare droghe sintetiche, cioè non è possibile! Qua tutti mi guardano male quando glielo domando, sti veneti di merda, e io gli dico: vecchi, siete tutti dei vecchi! Ma come cazzo vi divertite qui? Cerca di capirmi, ti prrrrego, sono appena stato ad Ibiza ed ora arriva qua e niente, vino vino vino, ma cazzo ne ho bevuti 17 ora voglio droghe chimiche! Sì, sono di Bologna. Cosa faccio? Io sfilo. Fondamentalmente sfilo. Guarda, per fortuna che un eroinomane ha avuto pietà di me e mi ha messo del miniax nel drink, almeno lui. Non prendermi per un pazzzzo, tu mi sei simpatica ma questa è una città di merda. Città di merda!

sábado, 25 de agosto de 2007

viernes, 24 de agosto de 2007

inAGOTAble



¡quiero más!







jueves, 23 de agosto de 2007

V-Day en el extranjero?

Beppe Grillo es un famoso y polémico còmico italiano que en los ùltimos años ha abandonado por completo la televisiòn para dedicarse exclusivamente a trabajar en teatros llevando de gira sus espectàculos de denuncia de cada abominio se produzca en el Bel Paese. El tipo tal vez tenga un ego un poco sobredimensionado pero es indudable que, al caerle pésimo a cualquier pòlitico, todopoderoso y aspirante a, entonces a nosotros nos cae bien igual. Y de veras que el tipo se lo curra mucho: lo pueden ver en su web, acà.
.
La ùltima iniziativa es el V-Day, que està por Vaffanculo-Day. Si el uso de la palabra inglesa les parece una pelotudez, lo que es cierto, tienen que saber que en los ùltimos años en Italia se han multiplicado los algo-day, como por ejemplo: el Family-Day (manifestaciòn de la derecha neoliberal y de los sectores catòlicos en defensa de la famigghia tradicional que, segùn dicen, estarìa en peligro de extinciòn), el Tax-Day (en contra del exceso de presiòn fiscal. Para que lo sepan: la ùltima novedad son los polìticos, a saber: diputados y senadores que cobran un hermoso sueldo del Esatdo, que en el paìs de la evasiòn de impuestos masiva involcan la huelga fiscal) y muchos màs. Por lo tanto, queremos pensar que el utilizo del término "day" sea sarcàstico. Y si no, paz al alma.
.
En fin, si tienen curiosidad aquì tienen el folleto en español que llama a manifestarse el dìa 8 de septiembre para que se apruebe la ley que impide presentarse a elecciones a quien haya sido condenado o esté esperando la sentencia de un tribunal.




Y acà el mapa con las ciudades que han respondido a la convocatoria (fioi: VENEZIA NON C'E'!! C'è Marghera se volete, in Piazza del Mercato, ma non Venezia...)
.
Pregunta: los italianos en el extranjero... qué haremos????

Brainstorming - alternative anti decadenza

Visto e considerato che, stanno sorgendo varie idee nuove per porre rimedio alla situazione:
.
.

Idea sovietica: il Comune stabilisce una commissione speciale anti-speculazione che si occupa di effettuare controlli a tappeto e confiscare tutte le case sfitte e le pensioni abusive della città. I propietari verranno esposti al pubblico ludibrio in piazza calzando Crocs gialle, il simbolo della vergogna, e poi mandati ai lavori forzati a S.Erasmo.
.
Idea da beoni: sciopero alcolico ad oltranza. Non si beve più un goccio nei locali pubblici (solo in casa, o nelle osterie clandestine autogestite) fino a che i propietari dei bar non capiranno chi sono veramente gli avventori che valgono la pena, da trattare col guanto. Con buona pace di quel cafone pelato del Bancogiro (boikot!).
.
Idea underground (della donna-salmone che cercava di risalire la corrente assieme a me): scavare una rete sotterranea di gallerie e vivere come i topi. Si accede alle case tramite botole e si esce in superficie via tombino, ma mai per spostarsi, solo per stazionare e solo se strettamente necessario.
.
Idea utopica: proprio come i romani a suo tempo, di fronte all'invasione dell'orda barbarica si abbandona l'abitato e si fonda una nuova società. Tutti nelle isole della laguna, a vivere secondo le leggi di natura coltivando l'orticello e riscoprendo il piacere della pesca senza strascico nel pieno rispetto dell'habitat. Si riabilitano i casoni da caccia e si vive in comunità. Verranno ammessi solo motori di piccola cilindrata.
.
Idea-soluzione finale: ad un certo punto, questa. O addirittura quest'altra.
.
.
Seguiranno nuove idee, queste sono le prime che mi vengono in mente.
Anzi, se ci state, lancio uno sfida:
.
Affondiamo con dignità
Esponi la tua idea alternativa per salvare Venezia da se stessa!!
Siate originali e non abbiate paura di osare
(tanto, peso de cussì)
..
I suggerimenti verranno raccolti, fascicolati ed inviati al nostro Signor Sindaco,
all'Egregio Presidente della Provincia ed all'Illustrissimo Governatore della Regione Veneto.
.
Ma pe' davero.

sábado, 18 de agosto de 2007

ECCE LOMO

Chicos, es con extremo placer que les presento a la fantàstica Lomo Fisheye 2.
Y estas son las primeras pruebas realizadas en Tarifa...



(En cuantos los senores de Fnac se dignen de entregarme el resto de los carretes, habrà màs. Lo veràn en mi Flickr; ya les avisaré yo cuando estén cargadas. Por cierto, Fnac perdiò una clienta.)

viernes, 17 de agosto de 2007

Sweet ferragosto (ammazzarne uno per educarne cento? ci faccio un pensierino)

Casa dolce casa.

Sono sempre contenta di tornare, questo è indubbio.
Amici, famiglia, i rituali di sempre, i baretti che ci hanno visto crescere.
Bellobellobello.
.
Sta volta però non mi sbrodolerò addosso con le nostalgie ed i rimorsi da abbandono.
Sto giro mi sfogo, cazzo.
.
Ordunque, dovete sapere che io ho il raro privilegio di vivere nel centro geografico della città lagunare. Guardando una mappa della città potete tracciate mentalmente (ma potete anche aiutarvi con matita e righello) le diagonali, il cui punto di convergenza si piazzerà più o meno dalle parti del mercato di Rialto. Da lì, se siete in Pescaria e guardate verso la terraferma, due callette più in là vive la mia mamma e, quando sono in zona, ci vivo pure io. Che figata, direte. E sì, in effetti, è una figata, specialmente se ti sei recentemente trasferita in centro dopo un'adolescenza relegata nella coda del pesce dove una nebbia troppo fitta o uno sciopero potevano decidere le sorti della tua incipiente vita sociale. Con tutti gli innegabili vantaggi di vivere in centro, c'è un fattore però che non si era calcolato e che rompe estremamente i coglioni al povero veneziano che cerca di vivere mantenendo un minimo di dignità. Ghe xe i turisti.
.
Ora quindi mi rivolgo a voi, signori vacanzieri d'agosto.
Questa è la mia lista di richieste, che dovrete leggere con attenzione e seguire alla lettera se non volete che vi si grugnisca addosso ad ogni passo. Noi si sarebbe anche personcine a modo, volendo. Ecco qua, il vademecum per non farsi porconare dietro.
.
1. So che tutti voi terrestri sapete che, per rendere più ordinata la circolazione ed evitare seccanti scontri frontali, sulle strade si rispetta la destra, o la sinistra, a seconda. Siete nati con la macchina sotto il culo, quindi mi chiedo perchè sia così complicato per voi capire che, se una calletta o un ponte sono intasati, allora vi dovete mettere sulla destra più o meno in fila indiana, e non in ordine sparso o a cuneo o a testuggine romana. In fila, cazzo, che sono le Mercerie, non il passo delle Termopili.
2. Parliamo quindi di circolazione. Se Lei, gentile mademoiselle, per raggiungere il suo prestigioso posto di lavoro, diciamo, in una casa di alta moda parigina dovesse attraversare, mettiamo caso, il Pont Neuf, e se lo trovasse ogni giorno occupato da simpatici scout che lo bloccano con i loro pic nic perchè, poverini, devono pure mangiare, e coi prezzi di Parigi... le girerebbero le palle almeno un po'? Non so lei, ma a me girano vorticosamente quando cerco di arrivare più o meno in orario da qualche parte e mi imbatto in un ponte completamente tagliato da festanti scolaresce in gita alle quali la brillante prof ha pensato bene di indicare il citato ponte per fare il loro bivacco. E non è che si alzino per farti passare, nonono, devi fare mille acrobazie per non pestare i pargoli (ma perchè poi? pestiamoli!) che se c'hai le gonne ti danno pure una sbirciatina.
3. Non tutti i veneziani parlano inglese. E quelli che lo parlano, non sono tenuti a farlo per contratto. Quindi, uazzamerica, quando ti rivolgi a me, brutto ciccione texano sudato, prima di tutto mi domandi du iu spic inglisc' e scandendo bene plis, e poi eventualmente ti posso anche dare l'informazione che mi chiedi. E non saprai mai se sarà corretta, man.
4. Se venite solo per vedere le bancarelle di San Bortolo e comprare grembiuli da cucina col cazzo del David disegnato, allora vi do una dritta, ragazzi. Andate a Taiwan, li fanno lì.
5. I vaporetti, quei cosoni galleggianti a forma di supposta bianconera o gialla, sono dei mezzi pubblici. Va bene usarli per fare il grand tour del Canale, ve lo concedo. Ma solo un appunto: avrebbero degli orari da rispettare, non è detto che debbano aspettare la tua amica che sta ancora trattando l'acquisto di una cappasanta con dentro la basilica di San Marco, quindi togli il piede da dove c'è la sbarra che senò il mariner, giustamente, te lo trancia. E già che ci sono, il suddetto mariner non è nemmeno un facchino, quindi non chiedergli se ti può caricare in bateo le tue otto valigie Vuitton, a meno che tu non sia interessata a sentire un buon repertorio di bestemmie in dialetto che, già da sole, varrebbero comunque il viaggio.
6. Cibo. E qua casca l'asino. Cappuccino a cena? NO. Ketchup sul branzino? NO. Pizza con l'ananas? NOO-O. Mangiare tutti i grissini mentre si studia il menù ed andarsene dopo aver appurato che non servono paella? NO-NO-NO!
7. Quando esco di casa, smettete di guardarmi come se fossi una squaw in una riserva. E' solo una casa, coi campanelli e le buche delle lettere, ed io sto solo uscendo. E 'sto sacchetto nero che ho in mano e xe scoasse, signora, le vuole vedere?
.
Ci sarebbero molte altre cose ma diventerei noiosa. Già con queste poche indicazioni, se seguite alla lettera, raggiungerete un livello accettabile di comportamento ed il veneziano-non-bancarellaro-non-albergatore-non-battitore-del-tronchetto (cioè chi non guadagna nulla con la vostra presenza) vi rispetterà un po' di più.
Un'ultima nota, anzi, un consiglio per le giovani viaggiatrici alla ricerca di emozioni forti. So che subite il fascino villoso del gondoliere, e lo posso capire. E' abbronzato, le righe orizzontali fanno sembrare il suo petto ancor più ampio, ga' i brassi grossi ed il movimento della voga vi fa presagire grandi prestazioni orizzontali. E capisco anche la soddisfazione di tornare in Oklahoma e raccontare alle amiche di essersi scopate un gondoliere a Venezia, un torero a Siviglia e un hooligan a Londra. Solo che sia chiara una cosa: vi piacciono grezzi.

domingo, 12 de agosto de 2007

De grande seré...

Me encontré eso en http://www.antropologicas.com/, y no pude no reconocer lo cierto que es:

Ocho claves para reconocer a un/a antropóloga/o:

MUNDOLOCUTORIO

1) Estudiás antropología porque creés que vas a viajar a
algún país raro y te pasarás unas lindas vacaciones en una Isla del Pacífico con
bellas nativas/os a tu alrededor, pero terminás haciéndole algunas entrevistas a
tu abuela siciliana en su cocina, para ‘recuperar la memoria de los
inmigrantes‘.
2) Después de años de haberte recibido, tus viejos te siguen
preguntando: ‘Che, ¿cómo te ganás la vida vos?‘
3) Seguís disfrazado a los 30 años con morral o carterita de yisca y sandalias de cuero, pero nadie te critica porque tenés una profesión ‘exótica‘.
4) Mechás cada cinco minutos en tus
conversaciones: ‘No seas etnocéntrico‘ (ver ‘Las 10 claves...‘) o ‘Eso (‘eso‘ es
una película porno o Marley por TV comiéndose una cucaracha), ESO también es
cultura‘.
5) Te encontrás con alguna amiga que no veías hace mucho tiempo y
cuando le contás que sos antropóloga, exclama: ‘¡Ah! ¡Sí! ¡Trabajás con los
huesitos!... ¿o era lo de los dinosaurios?‘
6) Versión 2 de la situación
anterior: ‘Che, vos que sos antropólogo/a, ¿sabés que me encontré unas piedras
raras cuando viajé al Sur? En serio, son alucinantes... ¿te las puedo mostrar y
me decís si valen mucho?‘
7) Terminás la carrera (lo lograste, ¡sí!, después
de los muchos –¡cuántos!- años que dura) ,y te encontrás con que las opciones
son:
a) trabajar como docente e investigador en una universidad (competitivo,
pasás a la opción b);
b) intentás entrar al CONICET (poco presupuesto,
altísimamente competitivo, pasás a la opción c);
c) pensás poner una pyme
para hacer tortas y catering para cumpleaños (eso sí: elegís esta opción, pero
tus recetas serán ‘étnicas‘)
8) Cuando reflexionás un poco más allá de las 7
claves anteriores ‘ y te das cuenta de que contás con otra perspectiva que ‘te
abre la cabeza‘, que te permite pararte en otro lugar para ver las mismas cosas
de siempre, pero a través de otro filtro. Entonces, comprendés que esa realidad
no está fijada ni decidida ni establecida así y para siempre por nadie; que se
puede cambiar porque las distintas personas, los distintos grupos aportan
miradas diferentes a partir de saberes y prácticas diferentes. Ahí advertís que
tu carrera es maravillosa y que no te equivocaste. Y lo más importante: que tu
trabajo puede contribuir para construir un mundo diferente, con más
sensibilidad, comprensión y respeto por y para todos.



Lo único es que (punto 3) intento no vestirme de cumbayá (*), aunque sí muchos de mis compañeros, especialmente los catalanes - única concesión que hago al look filoétnico son los collares, y además recuerden que los antropólogos urbanos somos ligeramente más modernillos, que para eso elegimos la rama; y que (punto 7) en lugar que un catering, creo que terminaré abriendo un chiringuito o igual un bed&breakfast.
.
.
(*) para los que no sepan que es un cumbayá, es el típico joven que se cría en las facultades humanísticas y se encuentra a menudo en parques y manis por la vivienda o a favor de X pueblo indígena, reconocible fácilmente por su atuendo que consta casi siempre de: pantalones muy holgados de algodón crudo lisos o con rayitas, para él, o faldas muy anchas y largas estilo gitano romántico, para ella; camisas deteñidas, posiblemente con el logo de alguna asociación cultural o, en su versión catalana, de la federación de montañismo; zapatos de escalada en invierno y a menudo durante todo el año, a menos que en verano no usen sandalias de cuero estilo fraile ( de hecho hay dos tipos extremos de cumbayá con respecto a los zapatos, los heavys que usan las botas de montaña incluso en verano, y los monásticos que usan las sandalias con o sin calcetines hasta en enero). Como complemento suelen usar mochilas Quechua o bolsos étnicos o riñoneras (para ir a las fiestas de Gracia con el kit básico de sobrevivencia, 5 euros para las Xibecas, el mechero y la piedra de costo). No usan gafas de sol. El peinado suelen ser rastas o greñas en Catalunya y País Vasco. Se diferencian de los okupas por llevar más colores encima y por la onda más new age (muchos son vegetarianos). Les gustan los tambores y quieren hacer amistad con todo subsahariano o marroquí o lo que sea que ande por ahí lo importante es que sea representante de una minoría, posiblemente perseguida en su país (los palestinos y los saharauis son lo más en este sentido, porque además son bastante fumetas).

viernes, 10 de agosto de 2007

Siempre a la última: ¡Flickr!

Como podrán ver si revisan atentamente la plantilla del Gabinete, en la columna derecha aparece un nuevo icono, y más precisamente una caquita sonriente, que no es otra cosa sino el link para acceder a mi archivo de Frickr. De momento no hay mucha cosa, sólo abrí una carpeta llamada Burdel Deluxe Stories, en el que iré juntando foticas sacadas en casa. Espero el lunes, en cuanto me revelen los carretes de las vacaciones, poder estrenar una sección más interesante, gracias a mi nueva camarita...
.
.
Come potrete vedere se ripasserete attentamente il layout del Gabinete, nella colonna destra appare una nueva icona, e piú precisamente una cacchetta sorridente, che non é altro che il link per accedere al mio archivio di Flickr. Per il momento non c'é molto, ho aperto solo una cartella chiamata Burdel Deluxe Stories, nella quale raccoglieró fotine fatte a casa. Lunedí spero, non appena mi svilupperanno i rullini delle vacanze, di poter inaugurare una sezione piú interessante, grazie alla mia nuova macchinetta...
.
;)

jueves, 9 de agosto de 2007

Si no saben qué hacer en agosto: Periplos ibéricos

Y ahora viene el resumen de la última semana de desconexión - del ordenador y de todo, en tanto el ordenador encarna todo lo que es mi rutina diaria de la que no voy a hablar ahora ya que justamente el tema es la antirutina de las vacaciones. Ahí va.
..
Como escribía antes de cerrar las comunicaciones, la semana pasada dejaba Barcelona rumbo a Madrid, para visitar a una vieja amiga afincada en la capital y a la que no veía desde hace mucho tiempo. Pensaba quedarme unos 5-6 días, y sin embargo los planes que el destino tenía preparados para mi eran distintos, así que ... Plan B.
.
MUY esquemáticamente:
.
- Miércoles: autobús de Bcn a Mad, 8 horas de recorrido por el paisaje más aburrido de España. A parte una parada en la ya mítica localidad de Esteras de Medinaceli, el resto fue puro coma.
Llegada a un Madrid a 50 grados. Encuentro con la amiga. Cambio de plan debido a causas ajenas a mi voluntad. Se me plantea urgentemente la cuestión de si quedarme en la ciudad o irme al carajo.
- Decido quedarme ahí un par de días más, ya que estoy. Pese a las temperaturas saharianas, disfruto mucho de mis paseos por la ciudad semi desierta, y de la compañía de amigos viejos y nuevos. Me regalo una nueva cámara de fotos que es una hermosura (ya verán).
- Viernes a la noche: doy oficialmente comienzo el plan B. Autobús de Madrid a Algeciras, 8 horas de recorrido por un paisaje negro y lo único iluminado son polígonos industriales así que mejor el negro. Coma profundísimo. Soy la única europea en el medio del éxodo vacacional marroquí.
- Sábado por la mañana: Algeciras es realmente asquerosa, de veras me pregunto cómo pudieron levantar un pueblo tan feo. Quiero decir, para que sea tan triste y tan tremendamente feo tienen que haberlo hecho a propósito, andá vos a saber porqué. Por suerte mía enseguida sale el autocar que me llevará hasta mi destino final: Tarifa.
- De sábado a martes: la paz de los sentidos. Los Caños de Meca, Bolonia, Valdevaqueros, Los Lances, Punta Paloma, Barbate, Zahara de los Atunes. Les dejo imaginar el resto.
- Miércoles (hoy): hay que cerrar el periplo ibérico y regresar de donde vine. Autocar de Tarifa a Jerez de la Frontera, 3 horas de recorrido por un paisaje bien lindo pero lamentablemente no he dormido nada la noche anterior, así que otra vez, tremendo coma. Llego a Jerez a las 13 y decido, como tengo tiempo, de dar una vuelta mochilera por el centro. Temperatura exterior: 38, pero da igual, voy a verme el Alcázar y casi voy a ver las bodegas del Tío Pepe.
A las 15 es tiempo de acercarse al aeropuerto: prisa prisa, corro - sin perderme - por la ciudad, para luego descubrir, una vez llegada a destinación, que mi vuelo Jerez - Barcelona ha sufrido un retraso de 2 horas. Gano un vale de descuento para otro viaje y leo revistas femeninas.
.

Planes B

Recién vuelta de la primera tanda de mis vacaciones de agosto, no dedicaré el primer post a resumir mis peripecias de la última semana. Eso vendrá después, pero lo primero es lo primero.
.
Y en este caso, lo primero que tengo que hacer es reivindicar la importancia de los planes B. Quiero dignificar eso de que una parte con una idea y luego, por circunstancias X, tiene que modificar su programa y al final se lo termina pasando mucho mejor.
.
Un plan B no pide expectativas.
Un plan B nunca decepciona, porque nace de una decepción previa.
Un plan B puede llegar a sorprenderte mucho, porque fermenta en la incertidumbre.
.
Si quieres sorprenderla, regálale un Plan B.
.